Il 15 giugno si potrà ripartire: si prevede a fine anno e nel 2022 un boom di matrimoni ed eventi con un fatturato in crescita che andrà a recuperare, oltre i numeri annui, il pregresso. Dove ci eravamo interrotti?
La wedding industry è composta da ben 16 diversi settori di specialisti che concorrono a fornire servizi ai matrimoni, i quali coinvolgono complessivamente 71.437 aziende a livello nazionale (dati 2019). A questi si aggiungono i wedding specialists italiani, pari a complessive 4.228 aziende, sia di wedding planner che di Tour Operator/Adv italiani specializzati che spesso rappresentano le aziende che gestiscono i matrimoni di stranieri nel nostro Paese. Nel 2019 il mondo del wedding tourism in Italia ha coinvolto ben 75.665 aziende/operatori. Infine, occorre ricordare di chi si occupa, dal punto di vista istituzionale, di officiare i matrimoni civili, vale a dire gli Ufficiali di Stato Civile.
L’analisi congiunturale del sistema nazionale della Wedding Industry italiana permette di avere la visione complessiva dell’evoluzione di questo settore. Vengono delineati gli elementi strutturali ed economici che la caratterizzano nel 2019, avendo sempre come quadro d’analisi le aziende che si occupano del settore, facendo riferimento al solo wedding incoming, escludendo dalla rilevazione tutti gli operatori che gestiscono servizi solo per il mercato nazionale o matrimoni di italiani che si recano all’estero.
Nell’anno 2019 la wedding industry italiana ha registrato le seguenti performances:
– segnando un incremento, rispetto al 2018, del +2,1% di eventi;
– 440.102 stranieri venuti in Italia per questi matrimoni,
– 1.783.136 le presenze complessive registrate grazie al wedding tourism;
– un giro d’affari di circa 10 miliardi di euro all’anno.
L’importanza che assume questo evento, per gli italiani o gli stranieri che scelgono l’Italia per celebrare il proprio matrimonio, si comprende da alcuni elementi, in primis da come si compone e viene organizzato tale evento. I territori regionali che assorbono – nel 2019 – la maggior quota di wedding tourism sono soprattutto tre: in primis la Toscana con il 25,6% del mercato, seguita dalla Campania (15,3%) e dalla Lombardia con un market share pari al 14,3%. Queste tre regioni, da sole, conquistano ben il 55,2% del settore.
Per quanto riguarda le location dove svolgere il proprio wedding day, emerge come quelle preferite nel corso del 2019 dagli sposi stranieri siano le “ville e dimore storiche”: circa un matrimonio su quattro si è svolto in queste location (25,1%). Seguono poi i matrimoni presso “gli agriturismi e le country house” e quelli che svoltisi presso “castelli e fortezze” – ambedue con il 9,4%, seguiti da chi ha scelto quale location i “grandi hotel di lusso ed i relais” (9,1%). Alta pure la quota di eventi matrimoniali che hanno avuto quale location i “giardini” (8,9%) e “altri luoghi storici” (mura, piazze storiche, etc., con l’8,2%); infine, quelli organizzati presso “terrazze panoramiche” (2,7%), “chiese” (2,5%), etc.
La ripresa non è dietro l’orizzonte: per il 45,2% degli operatori non sarà prima della primavera 2022. Organizzare un matrimonio richiede una lunga programmazione, minimo 60 giorni, e un’adeguata conoscenza di fornitori, location, catering e quant’altro si voglia organizzare per il proprio evento.